Il metodo di studio

Introdurre sin dalla scuola primaria un metodo di studio efficace permette agli alunni di affrontare con serenità il loro percorso di apprendimenti. Quando parliamo di “metodo di studio” intendiamo un insieme di strumenti e di strategie per apprendere che ottimizzano il tempo dedicato all’imparare, rendendolo proficuo ed efficace. Se correttamente impostato esso è quindi un prezioso strumento per “appassionare” alla scuola.

Si sa che non esiste “un” metodo di studio: ogni individuo, infatti, apprende attraverso tempi, modi e canali diversi e del tutto “suoi” che, globalmente, costituiscono lo “stile cognitivo personale”. Esistono, invece, molteplici strategie per presentare, condividere, ascoltare, memorizzare e assimilare i contenuti. Imparare a riconoscere tali strategie, a utilizzarle e a scegliere le più convenienti per ottimizzare tempo, fatica ed energie, sono gli step che conducono per gradi alla definizione del “proprio metodo di studio”. Si tratta di un processo lungo, non facile né per chi apprende né per chi insegna, che ha inizio con la scuola primaria e che perdura, affinandosi, durante tutto il percorso di studi del singolo.

Metodo di studio: come e… da quando?

Molti genitori si preoccupano e si interrogano su come sia possibile – e se lo sia davvero – insegnare ai bambini ad usare un metodo che li “appassioni alla scuola”, che appaghi i loro sforzi e che consenta loro di raggiungere risultati gratificanti fin dai primi approcci alle discipline. Sono considerazioni giuste, lecite e doverose, che occorre però affrontare facendo una premessa: va innanzitutto riconosciuta l’importanza che riveste la collaborazione sinergica di intenti tra scuola e famiglia. Le lezioni scolastiche e il consolidamento dei contenuti che esse propongono, attraverso l’esercizio a casa inizialmente supportato dai genitori e reso via più autonomo, sono infatti due aspetti complementari per il raggiungimento del nostro obiettivo. Se dunque nei primi anni scolastici è indubbiamente necessario accertarsi che i bambini frequentino le lezioni scolastiche con particolare impegno e responsabilità, lo è altrettanto rafforzare sin dall’età prescolare poche ma basilari abitudini, preziosissime alleate dell’“imparare a scuola”: l’attenzione e la concentrazione, l’ascolto e la curiosità.

Iniziamo presto…

Nei primi anni di vita, con modalità variabili da bambino a bambino, si sviluppano per gradi le capacità di attenzione e concentrazione; così, mentre un bambino a due anni tende a dedicare pochi minuti a ciascuna delle sue attività, passando rapidamente da un gioco all’altro, verso i quattro anni il tempo dedicato a una specifica attività triplicherà. Siccome i piccoli tendono a prestare particolare attenzione a ciò che avviene intorno a loro, in presenza di distrattori (come la televisione accesa o un ambiente con molti giochi) faticano a concentrarsi su uno specifico compito.

Osservare il comportamento del bambino è quindi la prima cosa da fare, poiché permette di capire quali elementi lo distraggano più facilmente così da poterli ridurre, intervenendo per creare un ambiente quanto più possibile “adeguato”, non solamente nel senso di “ambiente calmo e silenzioso”, ma non sovrabbondante di giochi di scarso interesse per i bambini stessi: meglio mettere a disposizione dei più piccoli pochi giochi, accuratamente selezionati secondo la loro età e le loro effettive preferenze, magari custodendoli in un armadio per proporglieli a rotazione, pochi per volta.

Inizialmente potrebbe essere difficile “negare” loro il “tutto e subito” cui molti bambini sono in genere inclini. Mantenendo una certa fermezza d’intenti, tuttavia, avremo percorso un altro tratto importantissimo del cammino orientato al rafforzamento della loro concentrazione: i piccoli, infatti, poco per volta si abitueranno anche a saper aspettare, a mantenere l’attenzione su un certo argomento in attesa di vederne gli sviluppi in futuro!

Ciò detto, in concreto esistono diverse e semplici strategie “ad hoc” per allenare l’attenzione su tempi via via più lunghi, già dai 2 o 3 anni.

Si possono assegnare ai bambini semplici compiti da svolgere, come ad esempio mandarli in una certa stanza a prendere un determinato oggetto.

È possibile proporre attività di costruzione e di manipolazione che li aiutino ad effettuare un gioco alla volta, abituandoli così a rimanere sullo stesso per tempi sempre maggiori. A tal fine sono validissimi i giochi con incastri solidi ed i travasi di elementi sia solidi sia liquidi, che impegnano nella ricerca di precisione e potenziano la motricità fine; le attività di appaiamento, di allacciatura o di pittura con mezzi alternativi (contagocce, pennellini- tampone, frutti o ortaggi, ecc.). 

Si può scegliere di coinvolgere i bambini in attività musicali che li invitino a seguire il ritmo di una melodia. Questo li aiuta a migliorare l’organizzazione mentale.

Attività musicali per il metodo di studio

In quest’ottica, anche presentare loro libri stimolanti dal punto di vista sensoriale – non solo illustrati, ma tattili e sonori (se ne trovano molti qui su Amazon NdR) – rientra fra le scelte vincenti: da un lato li porta gradualmente a rallentare la loro innata tendenza al movimento continuo per concentrarsi ad “esplorare” il nuovo oggetto; dall’altro li predispone con naturalezza e semplicità all’ascolto di tutto ciò che può appagare la loro curiosità.

Leggere ad alta voce è il passo successivo, quello che incuriosisce i bambini a osservare scene illustrate oppure interpretate nel corso della lettura, li incoraggia a immaginarne di nuove, a seguire voci, ritmi e trame narrative.

Ricordiamoci inoltre che, al di là di ogni indicazione teorica od operativa, ciò che sostiene e rafforza la concentrazione e l’attenzione dei piccoli durante lo svolgimento di qualsivoglia attività è la gratificazione. Nessuno, perciò, riveste un ruolo più attivo di mamma e papà per attivare il loro l’interesse verso le attività quotidiane: i genitori costituiscono un esempio da seguire, una riserva di proposte, un punto di riferimento nella difficoltà e una fonte di gratificazione che sa cogliere il disagio, captare i segnali di interesse e valorizzare l’impegno dei loro bambini, sviluppando nel contempo la capacità di tolleranza delle piccole, grandi frustrazioni inevitabili lungo il loro percorso di crescita personale.

Maestra Elena

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